La desertificazione è una delle sfide ambientali più importanti del nostro tempo, ma l’attenzione e l’azione su cause e conseguenze è ancora insufficiente. Il tempo di agire è ora per evitare di ritrovarci in un Pianeta sempre più arido. È stato questo il tema dell’evento “Siccità, degrado del territorio e desertificazione nel mondo” organizzato da CNR per Expo presso l’Auditorium di Palazzo Italia.
Mauro Centritto, direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (IVALSA) del Consiglio Nazionale delle Ricerche e coordinatore della conferenza ha fatto il punto sui dati della desertificazione in Italia e nel mondo: “Le aree siccitose coprono oltre il 41% della superficie terrestre e vi vivono circa 2 miliardi di persone. Il 72% delle terre aride ricadono in paesi in via di sviluppo, dunque la correlazione povertà - aridità appare abbastanza chiara. Se si guarda all'Italia, gli ultimi rapporti ci dicono che quasi 21% del territorio nazionale è a rischio desertificazione e il 41% di questo si trova nel Sud”.
Il caso internazionale dell’Angola
Un caso internazionale è stato portato da
Albina Assis Africano, Commissario Generale del Padiglione Angola. “L’Angola vive un paradosso perché pur avendo grandi corsi d’acqua sta soffrendo la siccità e quindi la desertificazione che ora cerchiamo di combattere attraverso l’adozione di politiche attive come la riforestazione e la partecipazione all’UNCCD”.
Le conseguenze della desertificazione
La desertificazione, però, non è solo zone aride. In queste aree dove manca l’acqua, infatti, anche l’approvvigionamento di cibo non è adeguato e rende necessario un flusso di prodotti alimentari tra continenti. Un commercio internazionale che va a incrementare anche le emissioni di CO2 in atmosfera causate dal settore dei trasporti aggravando la questione del riscaldamento globale. Una tesi portata da Andrea Sisti, Presidente del Consiglio dell'Ordine Nazionale degli Agronomi (Conaf) il quale ha aggiunto che “le carestie portano a migrazioni e per contrastarle bisogna dare la possibilità alle popolazioni di accedere alla conoscenza e agli strumenti adeguati per spezzare questo circolo vizioso”.
Cos’è la Land Degradation Neutrality
Per fermare tutto questo, uno dei piani messi in atto dalla
Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD) è la Land Degradation Neutrality, ovvero l’arresto della perdita di suolo e il recupero di terra già degradata per raggiungere un equilibrio stabile. Il piano, spiegato da
Uriel Safriel, Professore emerito di Ecologia e Presidente della Commissione di Scienza e Tecnologia dell’UNCCD, coinvolge diversi Paesi, Italia inclusa, soggetti a desertificazione e prevede un loro impegno per riportare a nuova vita porzioni di suolo diventate improduttive.